Quando nella Reggia Ducale di Colorno, semi abbandonata, nel Duemila si pensava a che contenuto, a che nuova vita dare a questo glorioso edificio, il fatto di immaginare una accademia di alta formazione per la cucina italiana nacque da due considerazioni: una di carattere locale, l’altra nazionale.
Colorno è un piccolo paese in provincia di Parma, al centro della cosiddetta Food Valley italiana.
Siamo nelle terre di Giuseppe Verdi e di Don Camillo e Peppone, siamo nel pieno di quel “mondo piccolo” descritto con poesia e passione da Giovannino Guareschi.
Quando si pensa a queste zone dell’Emilia l’immaginario comune – a ragione – visualizza parmigiano reggiano, prosciutto, culatello, pasta fresca e soprattutto un’affabilità casalinga tanto imponderabile quanto ovunque presente.
Seguire dunque la vocazione del territorio sembrò la risposta più immediata e consona, che si andava tra l’altro a intrecciare con una situazione nazionale di grande diffusione della formazione professionale a livello alberghiero, dove però tutte le realtà statali terminavano senza offrire una specializzazione ulteriore per chi a diciotto o diciannove anni avesse voluto approfondire la sua preparazione nel settore.
Mancava insomma una “Università” per cuochi.
http://scuolemestieridarte.it/le-scuole/alma-la-scuola-internazionale-di-cucina-italiana/
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